+ La Docetica 18

Chi sono io. Il S.I. e la ricerca del Sé.
Anamji S.I.I. Gran Maestro

Convento nazionale di primavera 16 - 17 marzo 2019

Il Superiore Incognito, oltre alle acquisite conoscenze e determinazione nel ricercare la maggiore consapevolezza, possiede il massimo delle trasmissioni iniziatiche e delle istruzioni con le conseguenti facoltà operative.
Ma per operare, bisogna essere elementi volitivi e attivi, alla costante ricerca di Realizzare sé stessi, senza egoismi, a vantaggio di chiunque.
Nelle affermazioni che precedono, si ravvisa tutto l'universo Martinista in quanto il Nostro Ordine è operativo oggi e lo sarà nel tempo, in funzione della volontà Reale e operativa di ogni Sorella e Fratello.
Inoltre, a differenza di altri ordini iniziatici, il Martinismo non pone limiti alla ricerca, aprendo la partecipazione ad ogni identità razziale, religiosa, politica, esoterica.
A condizione però che la pratica Martinista resti l'avamposto delle libere ma prudenti, esperienze indirizzate esclusivamente alla ricerca di una conoscenza individuale, quale è la propria esistenza vivente, nell'ambito di Universi viventi! Questa peculiarità rende attivamente l'idea di un Ordine Iniziatico Illuminista che intendo, come la qualità che vuole diradare le bramosie oscurantiste di antica memoria, ancora attuali in gran parte della società profana e purtroppo in alcuni ordini iniziatici.
Eliphas Levi (1810 ? 1875 da "Lettere al barone Spedalieri ovvero La Kabbala in 10 lezioni"), lo spiega ampiamente con le seguenti affermazioni: "... I templari, i rosa+croce, i framassoni di alti gradi hanno fatto parte tutti, prima della Rivoluzione Francese, di questa Chiesa della quale Martinez de Pasquallis, Saint-Martin e la stessa M.me Krudemer sono stati gli apostoli dell'ultimo secolo.
Il carattere distintivo di questa scuola è di evitare la pubblicità e di non costituirsi mai in setta dissidente. Il conte Joseph de Maistre, questo cattolico così radicale, era, più di quanto non si creda, simpatico alla società dei Martinisti, ed annunciava una prossima rigenerazione del dogma, grazie a lumi che emaneranno dai santuari dell'occultismo"
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Sino dall'antichità, numerose Tradizioni hanno iniziato uomini e donne di desiderio, ponendogli l'obiettivo di trasmutare il vile metallo in oro, ossia di trasmutare le proprie numerose personalità riconducibili all'ego.
Nonostante il proliferare di ambiti esoterico-iniziatici, sempre meno percorsi indirizzano il praticante alla possibilità di individuare la propria essenza per connaturarla all'essenza universale, divenendo consapevole delle sue facoltà e quindi Realmente libero e soprattutto senza confini.
Purtroppo, con il passare dei secoli, si è perso il senso fondamentale del lavoro su sé stessi, anche a causa della commistione tra ambiti in cui si professa la rivelazione delle virtù spirituali di ciascun essere del Creato, con altri le cui vie o percorsi in realtà allontanano dalla ricerca interiore.
Orientare o gratificare il proprio desiderio di trovare una via iniziatica, tralasciando per semplicità e rapidità il lavoro sulle proprie strutture psichiche, lascia spazio a due eventualità:

  1. Chi si imbatte in una via Tradizionale ed opera adeguatamente, guadagna la possibilità di accedere a livelli sempre più profondi della conoscenza di sé stesso. Tuttavia, quando non è propenso al lavoro individuale e non è assistito da una valida Guida (che prima abbia compiuto questo lavoro su sé stesso), può facilmente vedere abortire il proprio intento. Perché in questo spazio lasciato vuoto, l'ego si impossessa dell'esperienza spirituale dandogli la forma utile ad alimentare le personalità. Già questa eventualità è sufficiente a spiegare il senso dell'essere prudenti, prima che consapevoli, entrambe virtù che devono connotare il grado di Superiore Incognito.
  2. Si confondono percorsi sedicenti di evoluzione spirituale con attività e mercimoni che nulla hanno a che fare con la Spiritualità. Perché, l'acquisizione coscienziale di sé stessi, repelle l'azione mossa dall'intento di mera affermazione personale. Un vero ricercatore del sé, frantuma gradualmente il suo narcisismo, in quanto è consapevole che tra l'ego e lo Spirito esiste uno spazio invisibile e vastissimo in cui c'è di tutto e di più ed ogni manifestazione potrebbe avere solo l'abito del reale e non l'anima.
Dinanzi a questo scenario, appare chiaro perché sia indispensabile seguire il percorso che consente di coniugare la ricerca del Sé, con la struttura dell'ego (vera ricerca psicologica) e la rivelazione Spirituale.
Tanto che, nel nostro Ordine ogni recipiendario, prima di procedere con l'iniziazione reale ad Associato Incognito, effettua (anche più volte) l'operazione di "spoliazione" mediante le 14 meditazioni dei 28 giorni. E se realmente ne ha compreso la finalità che non è quella di smarcare un lavoro per essere abilitato all'ingresso nell'Ordine, prosegue periodicamente in questa indaginosa e realizzante operatività interiore. Nelle pieghe di quanto scritto è anche racchiuso il motivo per cui si ripete la stessa meditazione per due giorni di seguito.
Il percorso iniziatico è uno psicodramma, per cui è di fondamentale importanza dedicarsi a discernere sapientemente il contenuto dal contenitore.
Detto praticamente, identificarsi nel personaggio dell'iniziato non porta alcunché, perché allontana dal lavoro individuale di spoliazione per vestire abiti sempre più luccicanti e conformi alla "scena", peggio ancora quando vi sia interesse da parte di qualcuno ad alimentare la commedia.
Ebbene, non è mai troppo tardi per riuscire a cambiare l'idea che si è voluto proporre o "materializzare" di sé stessi ed iniziare a lavorare per ritrovare finalmente sé stessi.
Tutti i Nostri Maestri Passati, hanno mostrato le particolari vie di lavoro per uscire dalla prigione delle personalità, indicando anche il corretto uso degli strumenti che il Martinismo mette gradualmente a disposizione, di chi desidera raggiungere la verità racchiusa nel nucleo di sé stesso, non lasciando il minimo spazio alle forme o apparenze in cui esso può manifestarsi, solo per compiacersi delle circostanze.
E' incredibile quanto tempo si passi a giudicare gli altri, quando non si possiede la minima conoscenza di sé stessi; quanto si voglia guardare gli altri attendendo di essere guardati, mentre si può conoscere sé stessi solo con il proprio occhio della ritrovata coscienza.
La Nostra Carta Fondamentale del Martinismo, al punto 7) recita: "La funzione dei Superiori Incogniti (pratica, docetica, amministrativa) ne fa la gerarchia sacerdotale che guida l'Ordine sul piano visibile".
Ed io aggiungo che dovrebbero farlo con consapevole entusiasmo.
La consapevolezza di quanto sia determinante pensare, parlare e agire per il bene e con entusiasmo che dall'etimo greco, significa Dio dentro di me.
Da questo punto in poi, non si tratta più di provare a fare gli iniziati ma di essere Iniziati. È la via intima (o del cuore come individuata da Papus) del NVM L. C. de Saint Martin, per il quale "portare Dio nel proprio cuore è un'opera da titani".
Si faccia attenzione che il nostro Filosofo, non ha mai ripudiato la teurgia Martinezista per sostituirla con un percorso esclusivamente devozionale.
Al culmine delle sue esperienze, evidentemente ha proseguito nella consapevolezza che ogni percorso è un mezzo per svelare sé stessi e non il fine.
Difatti, Saint Martin pone l'uomo al centro di ogni cosa, perché "Non bisogna spiegare l'uomo per mezzo delle cose, ma le cose per mezzo dell'uomo ... L'uomo che è un enigma, è anche la chiave dell'enigma".
Ma stiamo verificando il percorso evolutivo di un Maestro che ha realmente operato e sperimentato ogni via percorsa fino alla fine, senza saltare da uno psicodramma all'altro per spiluccare un po' ovunque pillole di esoterismo, secondo improbabili facilitazioni.
Dopo di ché, ciò che resta di un percorso coerente e meditato intimamente, è la Consapevolezza del Sé e non esiste più un Io.
La "solarità" del Superiore Incognito, non è data dall'atteggiamento passivo ed in ciò dovrebbero aver già insegnato (segnato dentro) i rituali dei precedenti passaggi iniziatici.
Egli è posto al centro della croce del piano fisico, per compiere l'opera nota della Tavola di Smeraldo, attraverso le ritrovate sue facoltà solari.
E comunque, umilmente, prosegue ponendosi la domanda: chi sono io? Come un costante mantra attraverso il quale filtra le emozioni della commedia profana, iniziando così a trovare le risposte chiare, durante tutte le dinamiche relazionali di qualsiasi genere.
Rinnoviamo, il frequente richiamo del NGMP Nebo: "ai pronti il realizzare", perché contiene tutto il senso dell'indagine interiore e la responsabilità a cui aderiamo sin dall'inizio del percorso iniziatico. Per chi e per cosa realizzare? Come realizzare e quando?
Da quanto sin ora espresso, appare evidente che dobbiamo realizzare noi stessi, e possiamo farlo solo operando attivamente, rifuggendo ogni atteggiamento egoico.
Realizzare sé stessi non solo per sé stessi, implica la imponente capacità di non lasciarsi sedurre da niente e non voler sedurre nessuno. Rischio concreto e costante, soprattutto all'interno di uno psicodramma, per chi non ha svolto tutto il lavoro preliminare di trasmutazione ed ha comunque scelto, di essere posto a guida sacerdotale sul piano visibile dell'Ordine.
I nostri rituali ed i nostri testi, richiamano l'attenzione sulla contemplazione del cosmo e delle leggi che ne regolano i continui processi involutivi ed evolutivi.
Nel rituale di Associazione, è scritto: "la Divinità agisce come Provvidenza in accordo con il benessere e l'armonia universali e può allearsi, in questo divenire, con la volontà umana soltanto mediante il libero consenso di quest'ultima: l'alleanza del divino con l'umano sottende un grande mistero che tu, con le tue sole forze, sei chiamato a risolvere".
Apprendiamo così che esiste uno spirito universale regolatore, a cui si attribuisce una individualità divina che è corrispondente ad ogni individualità vivente.
Per cui, abbiamo la chiave di accesso ad una nuova prospettiva per la nostra individualità che, in alleanza col divino, può rinnovare l'opera creativa spirituale.
Ciò significa che, dall'involuzione in Malkhut legata completamente alla materia,
si evolve il processo creativo in noi ed intorno a noi, al fine di percorrere ciascun piano superiore attraverso le sei Sefirot che potremmo definire "cardiache".
Il che, secondo diverse antiche dottrine esoteriche relative alla "legge dell'ottava", comporta raggiungere il nuovo punto di partenza. Si pensi alla scala musicale di sette note, la settima nota è il culmine e riparte da otto o più precisamente, dalla prima dell'ottava superiore. La seconda serie di sette note della scala musicale, dipende dalla prima perché non esisterebbe senza questa. Si pensi anche alla natura del numero sette, prodotto dalla unione dell'elemento spirituale e materiale (3 e 4) in cui si realizza il tutto finito della prima creazione; si rifletta sullo scorrere di una settimana come sull'alternarsi delle ore del giorno presidiate da ciascuna delle sette entità angeliche, etc..
La prima creazione universale, si svolge in sei giorni e termina il settimo giorno, in cui c'è il riposo e, per procedere oltre, occorre una ripartenza.
L'ottavo giorno o il primo nuovo giorno, spetta all'uomo che ha compreso il senso della relazione con il Padre Creatore e così è l'alba di un nuovo giorno nell'alleanza per una nuova creazione.
Obiettivamente, tali riflessioni potrebbero essere solo frutto di "intrattenimento intellettuale" e certamente non hanno funzione creativa ma, sono pur sempre funzionali ad un processo analitico.
Sostanzialmente, restando sul piano dell'adogmatismo, qualsiasi tecnica di natura teurgica, mistica o devozionale, deve svilupparsi nella spoliazione dell'uomo, da ogni attesa o forma di giudizio per lasciare spazio all'intuizione.
Allora, anche per un piccolo istante, quello stesso uomo potrà vedere il velo delle illusioni sollevarsi quanto basta per lasciare trasparire un filo di luce ed egli lo seguirà finché possibile, perché lo ha sentito risuonare in sé come la Verità.
Ma se la verità non è raggiunta dalla sintesi tra cuore e intelletto, non servirà ad aggregare ma a polverizzare la conoscenza unica, in rivoli di verità illusorie e separanti, perché solo coloro che hanno raggiunto questa sintesi, nonostante diverse estrazioni culturali, religiose o sociali, esprimeranno lo stesso Verbo.
I Superiori Incogniti, seguendo l'ambito di lavoro individuale e di gruppo, esclusivamente finalizzato alla reintegrazione individuale e universale secondo le possibilità di ciascuno, hanno compreso l'importanza di sapersi immedesimare in ogni essere vivente.
In questa condizione, certamente hanno recuperato vista e udito per cogliere la nuova direzione delle forze di ordine spirituale, con cui operare incessantemente, per ripristinare in ogni ambito l'armonia.
Ciascuno di noi, è il fondamentale punto di partenza di ogni processo creativo e questa consapevolezza non risiede nella misura delle facoltà di cui disponiamo ma da come le impieghiamo, al fine di portare avanti la progressiva evoluzione compiendo l'opera del nostro Essere, la nostra Grande Opera.