Evoluzione dell'uomo e sviluppo tecnologico - Il Martinista e il Trilume.
Anamji S.I.I. Gran Maestro

XLVIII Congresso nazionale dell'OMU

Carissime Sorelle e Carissimi Fratelli, mi chiedo e vi chiedo, può esistere un adattamento tra l'evoluzione che è propria dell'uomo e lo sviluppo o progresso tecnologico? Sarebbe come coniugare la razionalità materiale con il fisico dell'uomo che per noi, è prevalentemente Anima e Spirito.
Andrebbe bene a questo punto ogni elucubrazione ma siamo al Congresso Martinista dove di fatto, ciascuno di noi dovrebbe aver imparato ad indirizzare la ricerca tanto per rivolgerla alla intima conoscenza di sé stesso, quanto a comprendere la propria giusta collocazione su questo piano fisico. Entrambi obiettivi necessari per vivere operativamente la nostra esperienza, fino al raggiungimento consapevole dell'universalità.
La pretestuosa coniugazione della mia premessa, vuole portare innanzitutto ad una considerazione sopra tutte: abitualmente la cultura, così come il progresso tecnologico, sociale, economico, si apprendono soltanto per fini di utilità personale e fisica.
Guardando invece all'Anima Mundi di Platonica memoria, quanto sopra espresso sembra davvero banale e lo è ancora di più se immaginiamo quanto delle acquisizioni materiali, potremo realmente portare con noi oltre questo piano fisico di esistenza, se i nostri sensi resteranno asserviti a Malkut.
Ma tutti noi siamo in questo piano fisico per evolvere, e ciò si realizzerà più rapidamente quando gli esseri umani apprenderanno che scienza, filosofia e religione sono i diversi riflessi di un'unica ricerca della verità.
Se abbiamo maturato il senso del nostro essere martinisti, sappiamo che la materiale divisione gerarchica tra natura, uomo e Dio, indica il verso del nostro lavoro affinché queste diverse forze siano riunite in un'unica luce universale.
In questi termini sarebbe già spiegata la via verso cui dovrebbe tendere il progresso, esaurendo così anche il tema di questo Congresso.
La nostra scuola iniziatica però, indica la via evolutiva mediante simboli ed analogie al fine di condurre l'iniziato verso la capacità di intuire, ossia di guardarsi e guardare, per imparare a vedere con il cuore nella possibilità che anche le menti più irrequiete e volubili possano riacquistare la propria via.
Ecco perché l'uomo che aspira alla iniziazione definitiva, non può dare valore al progresso tecnologico per fini od ottenimenti personali, tanto più se ha compreso la definizione di "Vir" come espressa nel Salmo 1.
Riflettendo e meditando su ogni termine, in questo Salmo, troviamo spiegata la reale applicazione per l'evoluzione e la giusta dimensione da attribuire al successo, così da rendere chiara la missione che dobbiamo osservare quando da uomini, dobbiamo produrci anche nel campo del progresso tecnologico.
Da tali riflessioni, non ritengo possibile che il progresso tecnologico possa incidere positivamente o negativamente nell'evoluzione dell'anima.
L'uomo è parte determinante della natura, anche se a mio parere in questa era apparentemente ipertecnologica, egli spesso sembra la componente meno intelligente contraddicendo in tal caso, quanto asserito da tutti i testi religiosi, per i quali l'uomo si distinguerebbe dagli animali per la sua intelligenza da cui riceve la facoltà di modificare l'ambiente in cui vive, attribuendo questa facoltà all'Anima.
Ma questa facoltà potrebbe riflettersi anche nel campo tecnologico, laddove ogni nuova applicazione tramite l'uomo, fosse coerente con la consapevolezza che in natura tutto, con i relativi tempi, ritrova la propria Essenza fruttificando.
Il progresso tecnologico modifica l'habitat umano nella pretesa di renderlo più accogliente, così come gli altri esseri viventi piante o animali che siano, modificano il proprio ambiente per renderlo più confortevole ma, in questa parte della natura, non troveremo alcun essere che si espanda o prenda più di quanto gli è realmente necessario.
Dai nostri riti di purificazione e meditazioni dei 28 giorni, apprendiamo quanto la materia eserciti il suo fascino e potere di attrazione, che continua ad aumentare a mano a mano che si pronunciano le nuove scoperte scientifiche e tecnologiche. Tuttavia, è anche vero che ogni precetto, ogni alto ideale, ogni segno di intelligenza superiore o sublime, debba essere portato e sperimentato dall'uomo nella materia.
Da questo regno della materia, l'uomo inizierà ad avere il desiderio di elevarsi per scrutare nelle regioni spirituali dove, se saprà orientarsi con costanza e determinazione, troverà gioie ben più gratificanti ed eterne.
Soprattutto, potrà attingere da quella unica luce che consente di vedere la reale e migliore funzionalità del progresso, reso a beneficio dell'intera umanità.
La formula dell'energia atomica (energia = massa x velocità della luce al quadrato), descrive l'enorme quantità di energia concentrata nella materia di cui l'uomo dispone durante ogni quotidiano confronto tra il bene ed il male, tra il migliore uso destinato alla pace ed al benessere universale od il peggiore uso distruttivo. Evoluzione umana e progresso tecnologico quindi, non fanno parte del bene e del male ma sono solo strumenti di cui l'uomo può disporre bene o male.
In tempi di minore prosperità tecnologica, Giordano Bruno asserì: "... ma le scoperte scientifiche anche le più straordinarie non miglioreranno la condizione dell'uomo se prima questi non avrà fatto un salto di coscienza, tanto si deve scoprire all'esterno tanto si deve progredire all'interno." (De la causa principio et uno).
Riflettiamo anche su come, la potente forza attrattiva della materia sull'istinto umano, possa costituire forti sollecitazioni persino all'interno delle scuole iniziatiche. Ciò in quanto, l'istinto di autoaffermazione e l'istinto di riunirsi ad un gruppo, tendono facilmente al possesso di qualcosa che però spesso si ignora. Ed è a causa di questa ignoranza che la ricerca di affermazione, dominio, potere, finalizzati alla sfera personale o alle manifestazioni dell'ego, non sfameranno mai la irrequietezza umana.
Infatti, anche da un punto di vista spirituale, l'uomo che si produce in un uso insensato della sua vera natura, dimostra di avere occhi che non vedono, bocca che non sa dire e orecchie che non sentono.
Ecco perché la simbologia comunica, tramite un linguaggio silenzioso, le indicazioni chiare solo per chi è stato iniziato al reale uso dei sensi, consentendo alla Tradizione di ritirarsi per proteggersi da ogni uomo i cui sensi sono obnubilati dalla materialità.
Il Martinismo "moderno" di Papus, ha avuto il merito di contestualizzare i suoi contenuti, pur traendo e conservando la sua origine fino dall'epoca in cui l'uomo prese coscienza dell'esistenza di una fiamma quale particella divina, insita in ciascuno.
Ed oltre un secolo prima, Martinez de Pasqually e L. C. de Saint Martin condivisero nei rispettivi scritti che l'evoluzione dell'uomo dedito alla via di ricerca interiore, in nessun caso necessita di qualcuno che lo prepari dall'esterno.
Ciò spiega anche perché Papus affermava che esiste solo una iniziazione che si compie nei tre gradi, individuando così tre momenti del percorso individuale, per giungere alla piena coscienza iniziatica.
Il Nostro Ordine, conformemente a quanto sopra, prosegue tracciando il percorso nei tre gradi atti a riprodurre esattamente le caratteristiche ed i contenuti della genesi dell'uomo-spirito.
Così il simbolo del ternario è fondamento del Martinismo, tanto quanto è alla base di ogni conoscenza in tutte quelle Tradizioni che si richiamano al Divino, riproducendo la costituzione dell'uomo in corpo - anima - spirito.
Il triangolo luminoso rappresenta simbolicamente, come spiegato dai nostri rituali sino dal grado di Associato Incognito, la ripartizione di un'unica luce, assoluta, eterna ed intangibile nei tre mondi relativi a: spirito, anima e corpo che, nei nostri arredi sacri, poggiano su tre piani di differenti colori ad indicare il percorso di trasmutazione: nero, bianco e rosso. Così come nel simbolo a noi caro dei due triangoli, non sovrapposti ma intersecati, uno col vertice in alto e l'altro con il vertice in basso.
Nei rituali originari di Papus, i colori su cui poggiava il trilume erano solo il nero ed il bianco, in quanto il rosso si riteneva espresso dalle fiamme delle candele.
I rituali odierni, aggiungendo il tappetino rosso, non hanno portato nessuna modifica nel significato esoterico ma hanno soltanto enfatizzato ulteriormente l'aspetto simbolico.
Questi colori, seguono la sequenza relativa alla trasmutazione alchemica ed hanno come ultimo colore il rosso, quale simbolo del compimento del lavoro iniziatico denominato "l'opera al rosso".
Nella ricerca ed evoluzione dell'uomo nuovo invece, noi Martinisti seguiamo la via cardiaca che procede alla reintegrazione, da cui la sequenza nero-rosso-bianco dei cordoni, che riprende l'evoluzione dei colori a mano a mano che la materia, come un carboncino, dissolvendosi all'interno del braciere risale al suo stato originario.
Esiste quindi, una gerarchia sul piano orizzontale che guida il percorso per la nostra esperienza fisica ed una gerarchia sul piano verticale, di gradualità che conducono alla consapevolezza universale.
Cabalisticamente, quando il trilume viene accostato alla Triade superiore dell'albero sephirotico, si vuole esprimere come ciò che è finito e relativo sia separato tramite un velo, da ciò che è infinito ed assoluto oltre il quale c'è il nulla o il vuoto.
Solo conoscendo chi siamo realmente, potremo apprendere quello che non siamo fisicamente ed avere consapevolezza del vuoto o nulla dandogli un senso reale.
Da cui l'uomo avviato all'iniziazione, può comprendere che possiede le facoltà per essere elemento di collegamento tra ciò che è in alto e ciò che è in basso, ma sarà uno strumento sterile se non riuscirà ad invertire la realtà relativa ed immanente con la verità assoluta e trascendente, restituendo in alto ciò che è in basso, dopo averlo rettificato.
Alcuni passaggi del nostro rituale, richiamano l'attenzione alla luce inestinguibile quale manifestazione finita della creazione universale che continua ad operare oltre ogni manifestazione fisica.
Il compimento di quest'opera che per noi attesta la via verso la reintegrazione, è stata così descritta da L. C. de Saint Martin nella sua opera "Degli Errori e della verità": "Quando l'uomo al contrario, cessando di fissare gli occhi sugli esseri sensibili e corporei, li riconduce sul proprio essere, e nell'intento di conoscerlo fa uso con cura della sua facoltà intellettuale, la sua vista acquista un'estensione immensa, concepisce e tocca, per così dire, dei raggi di luce che sente essere fuori di lui, ma di cui sente pure tutta l'analogia con se stesso; delle idee nuove discendono in lui, ma è sorpreso, ammirandole, di non trovarle estranee. Ora, vi vedrebbe egli tanti rapporti con sé stesso, se la loro sorgente e la sua non fossero simili? ...".
Lo schema dell'albero Sefirotico rappresenta efficacemente quanto sopra ma, è fondamentale ricordare in ogni istante della nostra umana esperienza che a partire da Keter, ogni Sefirà che segue contiene barlumi di qualità riflesse da tutte le Sefirot che precedono.
Il sistema sefirotico inoltre, attribuisce la massima importanza alla distinzione tra le tre Sefirot superiori e le sette inferiori, in quanto l'esperienza umana avviene esclusivamente in queste ultime.
Ciò significa che, passando dalle sei Sefirot che potremmo definire "cardiache" secondo un senso a noi comune, fino a Malkhut legata completamente alla materia, dobbiamo anche impegnarci per la risalita delle stesse.
Trasformando la forza in volontà, ci emancipiamo da Malkut, per ripercorrere le qualità superiori concentrando il nostro intento nella via del coraggio, inteso letteralmente come "avere cuore".
Cabalisticamente, Chokhmà e Binà fanno parte di un insieme detto Mochin (cervelli) a cui appartiene anche Da'at e trasferendo tale divisione ai giorni nostri ed alla scienza, appare evidente il riferimento ai due emisferi cerebrali con tutte le caratteristiche riferibili alle due Sefirot.
Keter invece è una luce trascendente e quindi impercettibile nel corpo umano ma ne avvolge il cranio come una corona, in quanto è la sorgente della Luce Divina che irradia tutto quanto viene dopo di lei, tale manifestazione è diversa dall'aura che è una luminescenza prodotta da fenomeni interni.
Al contempo però Keter, deve ricevere dalle Sefirot in risalita i vari frammenti di luce che si ricompongono progressivamente purificati da malevoli e grossolani, in un unico centro luminoso, sottile e benevolo.
Appare a questo punto possibile visualizzare, come la Luce infinita abbia bisogno dopo la sua manifestazione da cui tutto è stato creato, del ritorno delle varie scintille di Luce finita per operare la sua rivelazione. Immaginiamo, nell'operatività sul piano fisico, il risultato di ogni concepimento umano in cui l'intuizione è fecondata dall'amore.
Tra le analogie della nostra operatività martinista, troviamo in un rituale specifico l'inversione del trilume, a significare la possibilità che la forza dello Spirito possa prevalere sul piano fisico attraverso l'operatività dell'uomo. È indispensabile però che l'uomo impari prima a trascendere la dualità, acquisendo di essere Spirito che opera nella materia e non il contrario, solo allora riacquisterà la facoltà di creare in spirito.
La coscienza dell'uomo che è propria del suo livello di evoluzione, insieme alla rigenerata capacità di entrare in armonia con tutto quanto lo circonda, lo guiderà ad essere pontefice tra spirito e materia.
Concludo riprendendo un passaggio del rituale di Associazione, in cui dopo la definizione della natura e successivamente dell'uomo, procede con la divinità: "la Divinità agisce come Provvidenza in accordo con il benessere e l'armonia universali e può allearsi, in questo divenire, con la volontà umana soltanto mediante il libero consenso di quest'ultima: l'alleanza del divino con l'umano sottende un grande mistero che tu, con le tue sole forze, sei chiamato a risolvere".
Se dunque, tutto ciò che si verifica in basso è già pre - esistente in alto, ciascuno di noi, può definirne la forma e il modo della realizzazione sul piano fisico, in funzione del proprio reale grado di libertà e conseguente capacità di iniziativa e quindi, è riposta solo nell'uomo la facoltà di compiere l'opera bene o male.
Auguro a tutti voi, Fratelli e Sorelle, di poter ottenere la liberazione definitiva dalle necessità proprie della materia, per realizzare l'unica evoluzione reale, affinché la nostra capacità di iniziativa operi in virtù dello Spirito.
Cosicché ogni spazio sarà Tempio, poiché tutto dimora nell'Universo.