La figura e l'opera di Papus, fondatore del Martinismo, a cento anni dalla morte.
Anamji S.I.I. Gran Maestro

Congresso dell'Ordine Martinista Egizio - Albignasego (PD) 5 novembre 2016

La storia del Martinismo, dalla sua formazione moderna avvenuta con Papus tra il 1887 ed il 1891 e da questi guidato quale Gran Maestro sino al suo passaggio alla Montagna Eterna (25 ottobre 1916), è apprezzabile da un lato per la prolifica diffusione mondiale che ebbe in pochi anni e dall'altro perché ancora oggi c'è chi si adopera per mantenere integra la tradizione di questa scuola iniziatica, escludendo le contaminazioni profane e indirizzandola esclusivamente all'evoluzione spirituale dell'essere umano.
Dal punto di vista storico, tutto il possibile è stato scritto a più riprese da autorevolissimi Martinisti, potendo questi riferirsi a documenti originali ed integri, comunque da analizzare, leggere e diffondere con l'intelligenza e l'obiettività necessarie e proprie di chi ben conosce i limiti umani e nulla intende svelare se non la verità storica.
Tuttavia, a distanza di circa 125 anni dalla fondazione "nomina" del Martinismo moderno, ritengo sia importante interrogarci sul motivo per cui Papus, insieme ad altri noti esoteristi dell'epoca, volle fondare l'Ordine Martinista.

Gerard Encausse (Papus), fu iniziato mediante la comunicazione di "due lettere e sei punti", nel 1882 agli "Amici o Intimi di Saint Martin" da Henri Delaage (definito da E. Levi scrittore fecondo, esponente di spicco di una scuola in magia, taumaturgo misconosciuto ed abile fascinatore) ed insieme ad Agostino Chaboseau (a sua volta iniziato allo stesso percorso da una zia) fondarono l'Ordine Martinista, costituendone il primo Supremo Consiglio composto da dodici membri: G. Encausse, Chaboseau, Chamuel, Sédir, Adam, Barrès, de Guaita, Péladan, Lejay, Montière, Barlet, Burget.
Si osservi che diversi dei nomi sin qui trascritti, facevano parte dell'Ordine della Rosa Croce Kabbalistica, creato nel 1888 da Stanislas de Guaita che presiedeva il primo Supremo Consiglio formato tra gli altri da G. Encausse, Barlet ed Adam e, alla morte di de Guaita (1897), Papus stesso ne divenne il successore.
Dunque, perché costituire un'altra Entità iniziatica, se pure sotto gli auspici della "Vera et Aurea Rosacroce", con alcuni dei membri con cui si dedicava diffusamente agli studi esoterici? Personalmente non ho certezza della risposta esatta e non credo che ne esista solo una.
Nello stesso tempo, per quanto mi è stato insegnato e per come mi è stato trasmesso, nutro la certezza che nella storia antica, moderna o contemporanea ogni Martinista degno di tale iniziazione, mai abbia dovuto stabilire primati o gerarchie per scalare ruoli od acquisire patacche nelle comunità iniziatiche. La incorruttibile motivazione dei padri che hanno tracciato la via martinista è stata quella di ricercare sempre punti di sintesi e convergenza tra le varie scuole, al fine di rendere esplicita la differenza esistente tra sentire un Fratello od una Sorella "altro da me" col sentirlo da cuore a cuore un "altro me", sentimento indispensabile per attivare la fratellanza universale.
Gerard Encausse, ad attestazione delle sue qualità di indomito ricercatore ed accorto divulgatore delle dottrine esoteriche, ricevette molteplici riconoscimenti da diverse organizzazioni iniziatiche di tutto il mondo. Tanto può essere sufficiente per sostenere che sia stato tra i pochi a sapere cogliere con cura e sensibilità iniziatica, il ruolo che ebbero in precedenza Martinez de Pasqually, J.B. Willermoz e L.C.de Saint Martin.
Papus inoltre, doveva avere ben chiare anche le motivazioni che condussero questi tre padri divulgatori in così breve tempo, a declinare le specificità "martiniste" nei rispettivi ambiti iniziatici nonostante il degrado e l'alterna evoluzione politico-sociale ed iniziatica dell'epoca, cominciati a fine ?700 e protrattisi fino a metà ?800, partendo dai moti rivoluzionari francesi e proseguendo con diverse insurrezioni in Italia, nell'Impero Asburgico e nella Confederazione Germanica.
Le parole "illuminismo" ed "illuminati" erano di gran moda in quanto originate dal presunto nuovo corso storico ? culturale di quegli anni ma richiamava dei concetti spesso diversi e addirittura opposti, quali per esempio: la luce interiore che mediante la razionalità, prevale sulle tenebre dell'ignoranza umana e della superstizione generate dai dogmi imposti dalla politica e dal clero; oppure: la luce o gnosi dei mistici tra cui gli esoteristi ma tra questi vi erano anche spie e mistificatori infiltrati nelle organizzazioni iniziatiche per condurre nuove forme di potere politico. Questa dicotomia costituì Il paradosso dell'epoca in cui, da un lato proliferavano le società iniziatiche e dall'altro si diffondeva l'assunto che la conoscenza di percorsi quali l'occultismo o la magia, erano distorsioni e superstizioni pari alle religioni che impedivano all'uomo di sviluppare il proprio intelletto.
In considerazione di ciò, la diffusione della corrente esoterica nella "prima forma di Martinismo" appariva ancora più sensazionale per il ruolo di mediatori che seppero svolgere i tre primi "Maestri Incogniti", tra i vari organismi espressione dell'occultismo europeo, distinguendosi per l'alta spiritualità e virtù di abili cesellatori nel tentativo di svelare o almeno limitare, finalità perverse che si infiltravano nei vari ambienti esoterici.
Con tale riflessione, diviene automatico pensare che Papus insieme ai suoi "Compagni della Ierofania", abbia voluto rivitalizzare lo stesso "contenitore" di un tempo, in cui poter avviare quanti più iniziati allo studio ed a quelle pratiche, esclusivamente dedite al superamento dei mali virali ricorrenti in ogni epoca, quali il materialismo e l'ateismo troppo diffusi anche in molti ambiti iniziatici, stabilendo un metodo tanto semplice quanto scevro da contaminazioni contro-iniziatiche. Infatti, rispetto alla maggior parte delle scuole di occultismo il Martinismo aveva ed ha un metodo finalizzato a consentire, a ciascuno dei suoi membri, la ricerca della verità quale mezzo per la reintegrazione Divina, nella piena realizzazione della propria liberazione da vincoli e condizionamenti tipici dell'uomo.
Può nascere facilmente l'idea ulteriore che il Martinismo, in quanto organizzazione trasversale agli ordini iniziatici più comuni, volesse individuare "iniziati dal desiderio realmente puro" per realizzare gruppi più elevati e dediti alla perfetta evoluzione verticale.
Come già accennato, dalla metà del XVIII secolo in poi si sviluppò rapidamente in tutta Europa la ricerca nell'ambito dell'occultismo, mediante l'approfondimento anche di pratiche quali magia, chiaroveggenza, necromanzia, evocazioni, invocazioni, alchimia... .
Pertanto Papus come i suoi predecessori, consapevole delle modalità e della leggerezza con cui certi argomenti venivano resi disponibili a tanti adepti, si adoperò insieme ai suoi più intimi compagni di studi, per trovare un punto di equilibrio tra un occultismo intellettuale (frazionato tra correnti materialiste, atee, razionaliste, filosofiche, mistiche, teosofiche, etc.) e l'evoluzione coscienziale che conduce alla realizzazione della vera ed unica Grande Opera.
L'intelletto è indispensabile per approfondire i termini della materia mediante lo studio e la ricerca ma non è sufficiente quando volge e soggiace a moventi egoici, limitando così di fatto la coscienza del reale senso di una fratellanza che conduca l'umanità a vivere in armonia e pace.
La visione relativa e parziale dell'intelletto non indirizzato alla congiunzione tra piano orizzontale e piano verticale, abbisogna costantemente di un corrispettivo, il ché non può consentire all'uomo di elevarsi oltre il piano in cui regnano i conflitti generati dalla dualità. Solo facendo appello al cuore ed allo Spirito si può giungere alla Conoscenza Suprema.
Papus, con prudenza e chiara lungimiranza, qualificò la via martinista esplicitando:
"... L'Ordine è soprattutto una scuola di cavalleria morale, che si sforza di sviluppare la spiritualità dei suoi membri con lo studio del mondo invisibile e delle sue leggi con l'esercizio del sacrificio e dell'assistenza intellettuale e con lo sviluppo, nella parte spirituale di ciascuno, d'una fede tanto più solida in quanto basata sull'osservazione e sulla scienza... Formando il nucleo reale di questa università vivente che rappresenterà un giorno l'unione della scienza indivisa con la fede senza specificazioni, il Martinismo si sforza di rendersi degno del suo nome stabilendo scuole superiori di queste scienze metafisiche e fisiogoniche sdegnosamente scartate dall'insegnamento classico sotto il pretesto che sono occulte..."
Riguardo all'ultimo periodo c'è effettivamente da riflettere su quanti di questi argomenti in meno di cento anni, siano ai giorni nostri trattati anche nelle scuole pubbliche e come la dicotomia tra scienza e spiritualità si stia colmando di contenuti inequivocabili.
Papus intese descrivere l'Ordine come una scuola di cavalleria morale, cristiana ma laica perché non ha mai promosso un'adesione a chiese specifiche ed inoltre ha coniugato la "spiritualità" con la "intelligenza", ritenendoli elementi essenziali per favorire lo sviluppo di ciascun individuo liberato dall'ego, verso la propria realizzazione evolutiva.
Riflettendo su questi termini ed anche contestualizzandoli ai giorni nostri, è evidente che Papus abbia voluto escludere ogni possibilità di governo coercitivo da parte di chiunque, evidenziando che nessun essere umano iniziaticamente deve aspirare a dirigere chicchessia, mentre ha il dovere di mettere ciascuno nelle condizioni di poter compiere il proprio destino; questa è la pesantissima responsabilità che ha, su tutti i piani, ogni Maestro Iniziatore verso l'allievo.
Ma in simili affermazioni è contenuto anche il punto di equilibrio assoluto, in quanto la ricerca di conoscenze occulte ed il relativo esercizio operativo, troppo spesso era (ed è purtroppo ancora) finalizzato a primeggiare, soggiogare, dominare, svilire, manipolare.
Altro elemento da sempre portatore di discordia nelle comunità iniziatiche è il danaro e la sua raccolta finalizzata a dare una misura di potenza e forza.
Il Martinismo invece, chiede di operare nell'unico modo possibile che è quello di costruire e mai separare o demolire, per equilibrare ed armonizzare e lo strumento più potente è il lavoro su sé stessi affinché possa operarsi la preghiera consapevole. In questo modo si potrà apprendere la differenza tra scusare, facoltà propria di ogni uomo, con l'esercizio del perdono che è sublime manifestazione dell'Anima.
Anche su tali questioni Papus chiarì quanto segue:
"Non chiedendo ai suoi membri né quote né diritti di ricevimento nell'Ordine né tanto meno alcun tributo regolare al Supremo Consiglio, il Martinismo è rimasto fedele al suo spirito e alle sue origini facendo della povertà materiale la sua prima regola... I martinisti non fanno magia, né bianca né nera. Essi studiano, pregano e perdonano, del loro meglio, le ingiurie. Il Martinismo non chiede ai suoi membri alcun giuramento d'obbedienza passiva e non impone loro alcun dogma, lasciandoli perfettamente liberi delle loro azioni. Qualsiasi rito che cancella Dio dalle sue costituzioni non esiste per i martinisti".
Papus dunque, non consigliava ai suoi membri operazioni magiche.
Con questa affermazione sicuramente intese stabilire una peculiarità distintiva del martinismo da altri ambiti iniziatici in cui si consentiva l'incosciente libertà operativa, tenuto anche conto del periodo storico in cui l'argomento della magia rappresentava il primo pretesto di delazione.
Nel "Trattato elementare di magia pratica" pubblicato nel 1893, tuttavia Papus offrì tutta la sua ampia conoscenza in materia di occultismo e magia, da cui forse è possibile chiarire l'intenzione con cui volle asserire quanto sopra, mettendo in guardia lo studioso di magia: "... gli si chiederà (al mago) di mettere a profitto il suo lavoro per il bene dell'umanità, come pure dei profani e degli ignoranti, i quali risponderanno ad ogni beneficio con attacchi sarcastici e cattivi...". Inoltre in tutto il trattato, numerosi sono i moniti e i richiami per ricordare al lettore che, la magia ha bisogno della pratica, mentre la scienza occulta della teoria, la qual cosa rende impossibile e certamente rischioso voler fare magia senza aver approfondito tutto il possibile dell'occultismo.
Ci resta dunque l'indirizzo fondamentale in base al quale, affinando gradualmente il senso delle pratiche rituali, si deve giungere alla consapevolezza che ogni atto teurgico deve essere operato con rigore e purezza interiori affinché possa liberarsi la giusta intenzione rivolta ad armonizzare e mai dominare alcunché, se non le proprie passioni inferiori.
Il Martinismo di Papus ha riconsegnato all'uomo di desiderio, l'indirizzo utile affinché l'anima umana smarrita nei vari angoli del mondo materiale, potesse ricongiungersi progressivamente al punto di origine, conducendo l'adepto verso lo sgrossamento di quella pietra grezza che è egli stesso, atto a realizzare quell'uomo nuovo in cui le forme, le passioni, le leggi, i fenomeni si sintetizzano in un'unica e quindi assoluta volontà.
Oltretutto, l'evoluzione coscienziale di un Martinista non conduce alla facoltà di prodursi in giudizi, quasi sempre sterili e comunque disgreganti ma conduce attraverso la via del cuore ad ottenere la capacità di discernimento tra il bene ed il male.
Infatti il Martinismo, tracciati alcuni punti inalienabili di riferimento, ha sempre operato per favorire la ricerca della verità in ogni ambito, in quanto anche un iniziato dalla cultura esoterica enciclopedica dovrebbe essere ben conscio che ciascuna dottrina contiene solo dei semi di verità che si dischiudono tra falso e vero in quanto parti relative di un tutto organico ed il ricercatore necessita di tutta la sua intuizione per trovare la verità assoluta dentro e mediante sé stesso risalendo con volontà dei gradini bianchi e neri.
Il Martinismo di tutte le epoche ha saputo, tra le varie ed alterne vicende date dalle debolezze umane da cui anche gli iniziati difficilmente sono indenni, rinnovare l'assunto che non esistono diritti ma solo doveri che si operano con senso di responsabilità, riconoscenza e sacro-fare; in tutti i casi in cui non si è adottato questo sentimento, le strutture sedicenti iniziatiche hanno avuto vita breve.
La storia del Martinismo ha insegnato, al di là delle certe regolarità del lignaggio che quando si intende prescindere dalle poche e semplici verità iniziatiche rinnovate nel tempo dai Nostri Maestri Passati, si lascia spazio unicamente a derive i cui marosi, purtroppo travolgono anche gli ignari.
Tutti noi Martinisti, oggi e per sempre, consapevoli della nostra tradizione riferibile alle attuali e fatte salve peculiarità di ciascun Ordine, dobbiamo ricordare il debito di gratitudine verso tutti coloro che ci hanno preceduti, al di là delle questioni che hanno portato a separazioni, ricongiunzioni momentanee e nuove scissioni.
In coscienza e quindi oltre ogni forma di protagonismo o autocelebrazione, conosciamo il ripetersi ciclico delle prove tra forze contrapposte che comunque, ci hanno portato ad essere solidamente ciò che siamo oggi per l'evoluzione di ciascuno di noi e soprattutto, per chi vorrà attingervi perpetuando nel tempo la unica e pura Tradizione Martinista da cui tutti proveniamo.
In definitiva, abbiamo la gravosissima responsabilità di sacralizzare in ogni istante la Tradizione che ha tracciato lo stesso solco in cui poggiamo, anche oggi con fatica, le nostre orme con riconoscenza, Amore e volontà ferma.
Doniamo, prima a noi stessi, tutto ciò che di buono la nostra intelligenza, il nostro cuore e il nostro Spirito sono in grado di svelare, ricordando che sul piano fisico esploriamo mano nella mano i nostri limiti al fine di poterci ritrovare sul piano della infinita potenza spirituale, come un unico Fratello-Sorella e così avremo restituito all'umanità, molto più di quanto abbiamo ricevuto.