SOLSTIZIO
D'INVERNO
di Nicolaus S.I.I. Gran Maestro dell'Ordine
Siamo tanto abituati a vivere quotidianamente il miracolo del Sole da
avere perso la consapevolezza del suo valore pratico, simbolico e religioso.
La materia di cui siamo composti, come tutto ciò che esiste sul
nostro pianeta, è stata prodotta dalle fornaci stellari miliardi
di anni fa, lanciata nello spazio profondo dalle immani esplosioni che
hanno caratterizzato la loro fine e, quindi, il nostro inizio, in un
turbinoso movimento che, nella infinita quiete dello spazio, caratterizza
la sostanza del nostro universo.
Il nostro Sole è entrato a far parte di questo meccanismo in un
passato recente secondo la scala dei tempi astronomici. I fotoni, che
illuminano ed alimentano di energia il nostro pianeta consentendo alla
vita di nascere e sviluppare, impiegano quasi dieci milioni di anni terrestri
per percorrere la distanza che separa il centro del sole dalla sua superficie,
molto più dei due secondi e mezzo che sarebbero necessari, data
la loro velocità, per percorrere liberamente la stessa distanza.
E' una luce che ha dovuto faticare molto per raggiungerci e darci la
vita, ma questo lungo lavoro è la condizione fondamentale perché ci
arrivi nella dose giusta e duri sufficientemente a lungo da consentire
la nostra esistenza.
Anche la inclinazione con cui questa luce colpisce il nostro pianeta è finalizzata
alla nostra vita, come milioni di altre condizioni che si sono verificate
e si verificano costantemente per consentire che si realizzi il grande
miracolo della nostra esistenza.
Sappiamo bene che questo non può essere e non è un caso.
Ed il Solstizio, due volte l'anno, esprime, con mirabile sintesi, questa
concatenazione di avvenimenti. Perciò noi veneriamo questa serie
incredibile di coincidenze tenute in perfetto equilibrio da leggi e forze
che non sono semplice espressione di arida fisica e matematica, ma chiara
evidenza della continua partecipazione di Dio alla finalizzazione della
sua creazione.
Sino dalla più remota antichità l'uomo, espressione massima
della vita animale e minima della vita spirituale su questo pianeta,
ha collegato Sole con Luce, con Giorno, con Dio, dalla radice "Diew" indoeuropea,
il cielo splendente, al latino "Dies", giorno, al "Deus",
usuale denominazione di "Dio".
Il Solstizio d'Inverno, sin dalla prima manifestazione della umanità,
indica il termine della crescita del buio della notte rispetto alla luce
del giorno, e la inversione della tendenza dalla riduzione costante della
luce al ritorno al suo nuovo e progressivo incremento sino all'equinozio
di primavera quando luce e tenebre torneranno ad essere in perfetto equilibrio
per poi proseguire, con la vittoria della luce, sino al suo culmine nel
solstizio d'estate, e quindi, il ritorno al nuovo equilibrio con le tenebre
all'equinozio d'autunno. E così anche nell'altro emisfero del
nostro pianeta, anche se le stagioni temporali sono opposte.
Questo ciclo perenne di vittorie, sconfitte ed equilibri instabili tra
luce e tenebre è la estrinsecazione della costante lotta tra il
bene ed il male che caratterizza la nostra esistenza in questo nostro
livello di manifestazione dove la relatività è legge e
tutto ciò che ci circonda si esprime con la nota contrapposizione
duale.
Niente si può mantenere stabile nel mondo della materia e, solo
l'utilizzo delle forze che abbiamo imparato a conoscere, in proporzione
alla nostra volontà ed al nostro desiderio, ci consente di superare
il vincolo che ci sottopone alle sue leggi, partecipando consapevolmente
ai mondi superiori dai quali torniamo, monaci combattenti, per completare
la nostra opera nel mondo della manifestazione.
Questo alternarsi scandisce il trascorrere del tempo della nostra esistenza
ricordandoci che, anche se non c'è fretta, il tempo passa e ciò che è giusto
non può attendere a lungo per essere realizzato, poiché rimane
stretto il vincolo tra la acquisizione della consapevolezza del giusto
da fare ed il nostro pieno coinvolgimento nella responsabilità della
sua mancata realizzazione prima che questa nostra esperienza umana abbia
termine.
I nostri antenati, già associavano al culto del Dio Elios quello
di Apollo,Dio di luce e di sapienza. Il culto del Dio solare iranico
Mitra, fu importato in Roma da Aureliano nei primi secoli della nostra
era, che consacrò in suo onore il giorno del Solstizio d'Inverno.
Successivamente sia Giuliano che Diocleziano appoggiarono questo culto
nel tentativo di impedire lo sviluppo del cristianesimo.
Il Natale del Cristianesimo è oggi una tradizione che si è innestata
in quella del Solstizio.
E' la nuova forma di cui spesso si rivestono le tradizioni più antiche,
divenute patrimonio genetico dell'umanità senza stravolgere il
loro significato più profondo, che viene così meglio occultato
al fine di mantenere intatti i suoi valori che si dischiudono solo agli
occhi di coloro che vogliono "vedere".
E' significativo che una nascente religione, portatrice di un messaggio
di pace ed amore, allora sconosciuto, abbia voluto consacrare il suo
Evangelista più esoterico al Solstizio di Inverno e, poche ore
dopo, la ricorrenza della nascita del suo riferimento massimo, il Riparatore,
il Cristo, in maniera da fissare un riferimento astronomico che superasse
la ciclicità dei tempi terreni.
Infatti,prima ancora che al riferimento storico-religioso della nascita
del novello Adamo Kadmon, portatore di un nuovo patto con Dio e di un
nuovo tempo dello spirito, esempio reale delle possibilità umane
di Reintegrazione nelle proprie primarie virtù spirituali e divine
e forse, proprio in attesa di questo Natale, la ricorrenza del Solstizio
era stata già consacrata alla celebrazione della fine della prevaricazione
delle tenebre sulla luce, della morte sulla vita, del male sul bene.
E noi, nel pieno rispetto delle antiche tradizioni da cui gli uomini
traggono la forza e lo stimolo per riconoscersi figli di questo Universo
e quindi, a pieno titolo, figli di Dio, consapevoli di questa immensa
dignità, non possiamo fare a meno di unirci a Francesco di Assisi
nel dire "laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature, specialmente
messer lo frate sole, loqual'è iorno, et illumini noi per lui.
Et ellu è bellu et radiante cum grande splendore: de te, Altissimo,
porta significazione".
Mie care Sorelle e miei cari Fratelli, il significato ed il valore di questa
festa dell'umanità va ben oltre la contingenza delle vacanze natalizie
di scolastica memoria che oggi sembra prevalere.
Il mio più sincero ed amorevole augurio: Che si aprano le vostre menti
ed i vostri cuori ai molteplici messaggi che da sempre sono patrimonio di questa
ricorrenza e che la Speranza, l'Amore e la Fede, nelle potenzialità dell'uomo,
permangano in voi per sempre.