Il Pantacolo Martinista

a cura di Francesco Ieiaiel S.I.I.
Gran Maestro Aggiunto

Questo breve lavoro si propone di illustrare l'origine e la valenza simbolica, del Pantacolo riconosciuto universalmente come il sigillo dell'Ordine Martinista: la scuola iniziatica che s'ispira al pensiero e la dottrina di Louis Claude de Saint-Martin (1743-1803), conosciuto anche con lo pseudonimo di " Filosofo Incognito (o Sconosciuto)".
Questo Pantacolo fu realizzato e scelto, quale emblema specifico dell'Ordine Martinista, dal medico francese Gèrard Encausse (1865-1916), più noto nell'ambiente esoterico con il suo nome iniziatico di Papus, considerato il fondatore del Martinismo moderno.
È bene precisare che per Martinismo moderno non si deve intendere un movimento iniziatico o una corrente filosofica diversa o innovativa rispetto a quella tradizionale; come pure, è bene precisare che non si ha certezza dell'esistenza di un vero e proprio Ordine Martinista, autonomamente organizzato, che sia stato fondato direttamente da Saint-Martin. Louis Claude de Saint-Martin, infatti, fu iniziato è operò nell'Ordine degli Eletti Cohen fondato da Martinez de Pasqually (1727-1774), un ebreo portoghese che ricevette l'iniziazione a Londra dal celebre sapiente svedese Swedenborg e che venne incaricato di diffonderla in Francia.
La finalità di quest'Ordine consiste nell'acquisizione, mediante la pratica della purezza corporale, animica e spirituale, di poteri che consentono all'operatore di entrare in relazione con gli esseri invisibili (gli Spiriti di Luce) e di pervenire così, alla propria reintegrazione e a quella di tutti i suoi discepoli.
Louis Claude de Saint-Martin ricevette l'incarico di diffondere la scuola Martinezista al di fuori della Francia e di portare la sua azione, mediante l'iniziazione individuale, il più lontano possibile. Nell'adempimento di questa missione, Saint-Martin, che si spinse fino in Russia, si trovò costretto da circostanze contingenti ad operare alcune riforme alla dottrina Martinezista. Fu così che nella disciplina Martinezista, così adattata dal Filosofo Incognito, si riconobbe un nuovo movimento cui gli storici attribuirono il nome di Martinismo.
Da Martinez de Pasqually, del quale fu anche il segretario particolare, Louis Claude de Saint-Martin apprese la filosofia della reintegrazione universale e la pratica dell'operatività in virtù della rituaria. Oltre al metodo operativo, per avvicinarsi alla Divinità, Louis Claude de Saint-Martin ebbe particolare riguardo anche per quello mistico contemplativo. Per questa seconda metodologia si ispirò alla dottrina e alla filosofia di Jacob Boehme (1575-1624), del quale fu un fervente e appassionato studioso.
Tornando al nostro Pantacolo: da dove trasse Papus l'ispirazione per la realizzazione di quest'emblema dell'Ordine Martinista?
Papus, per la realizzazione del Pantacolo, s'ispirò ad un disegno autografo di Louis Claude de Saint-Martin, definito e datato, dall'autore stesso: "figura emblematica dell'universo (1775)". Papus si convinse che l'insieme dei simboli espressi in quel disegno racchiudeva la filosofia del mistero della manifestazione e dei conseguenti rapporti che intercorrono tra Dio, l'uomo e la natura, secondo il pensiero dello stesso Saint-Martin.
In questo disegno, Papus riconobbe un Pantacolo e ne trasse il sigillo dell'Ordine Martinista. Nel suo "Tattato metodico della scienza occulta" del 1891, Papus propose un'interpretazione di questo Pantacolo. Tale interpretazione, con qualche considerazione di carattere personale, fu riproposta da Teder (Charles Detrè ) nel 1913.
Il miglior metodo per studiare e capire un simbolo è quello di analizzare ciascun elemento che lo compone. È questo che brevemente faremo per interpretare il Pantacolo (o Sigillo) dell'Ordine.
Il Pantacolo è composto dalle seguenti figure geometriche:

La circonferenza è il simbolo dell'eternità, il senza principio né fine, la schematizzazione dell'Uroboros: il serpente che si morde la coda. Lo spazio delimitato dalla circonferenza è il principio primo dell'universo, cioè il Dio manifesto che nonostante si sia posto un limite non è tuttavia definibile. Infatti, sappiamo che anche matematicamente la superficie del cerchio non è misurabile nella sua interezza. Questo c'insegna che l'uomo può, attraverso l'intuizione, avvicinarsi indefinitamente alla comprensione di Dio, ma non potrà mai averne piena consapevolezza.
L'esagono simboleggia i sei periodi della creazione e il punto centrale il settimo: il riposo. L'azione della Forza creatrice è simboleggiata dal rapporto mistico che si sviluppa dal centro verso la circonferenza, ad opera della volontà divina proiettata sei volte sulla circonferenza stessa.
All'interno di queste emanazioni creatrici (forze che sono conosciute anche con il nome di Eoni), cioè dentro l'esagono, si evolve la natura manifesta nei due suoi peculiari aspetti: evoluzione e involuzione. Questi aspetti sono simboleggiati dai due triangoli opposti e fra loro intrecciati. Questo c'insegna che la natura non è Dio, ma la forza creatrice da Lui emanata.
La croce simboleggia il quaternario, cioè il mondo cabalistico di Assiah (mondo dell'azione). È interessante osservare il modo in cui i bracci della croce giungono a toccare la circonferenza. I bracci partono dal centro del cerchio e mentre quello orizzontale (rappresentante l'aspetto passivo-ricettivo) tocca la circonferenza restando dentro l'esagono, quello verticale (rappresentante l'aspetto attivo-volitivo), invece, tocca la circonferenza fuori dell'esagono. Ciò significa, che procedendo secondo la legge del braccio orizzontale della croce, tanto in un senso che nell'altro si arriva in prossimità della circonferenza, senza tuttavia poterla toccare, perché si resta confinati all'interno dell'esagono. Cioè, si resta dentro l'emanazione creatrice che non è, come già detto, Dio, ma la forza da lui emanata. In altre parole, si soggiace al fatalismo della natura, e non si esercita, quantomeno nel giusto senso, il libero arbitrio. Procedendo, invece, secondo la legge del braccio verticale della croce, tanto in un senso che nell'altro, si giunge a toccare la circonferenza al di fuori dell'esagono. Ciò vuol dire che l'uomo, esercitando la sua forza di volontà in questo percorso di ascesa, intendendo per ascesa anche il cammino verticale verso il basso (in quanto quello che è in basso è come quello che è in alto), riesce ad andare oltre il confine della forze creatrici, e quindi oltre il fatalismo della natura, e, in questo perfetto esercizio del libero arbitrio, unisce la sua natura umana a quella Divina compiendo il miracolo della reintegrazione.